Vacuo il cristallino
vuota e sbiadita la sclera,
annebbiato l’iride
fisso nel nulla lo sguardo titubante,
dalle frustate inferte tediato ed inerte.
Su ceppo di mondo genoflesso,
a prender sferzate di flagello infinito,
lo sguardo ne s’alza ne s’abbassa,
di sopportar tal pena
tempo e dolore non t’aiutan.
Solchi e cicatrici fan memoria
chi il fato di squarci e ferite
la schiena
ha fatto brandelli.
Lo sguardo ne s’alza ne s’abbassa
troppi colpi sono stati inferti,
neppur le piume spuntate dalle carni addietro
cambiare il tuo orizzonte hanno potuto.
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