COSA VUOI
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RESPIRA
Ancora tu,
cosa vuoi?
Cosa ci fai qui?
Possibile che ogni giorno tu venga a disturbarmi?
Cosa sei?
Una sottospecie di stalker?
Sono stufo di vederti ogni giorno,
stufo di vedere il tuo volto,
stufo di vederti imitarmi ogni volta che ci incrociamo,
fatti una vita tua.
Cos’è non hai nemmeno il coraggio di rispondermi?
Codardo, smetti di fissarmi.
Lo sapevo, non sei
nessuno, sei un mero patetico riflesso,
sbiadito,
imperfetto,
una copia all’interno di un mondo specchiato,
neppur troppo fedele all’originale che tanto ammiri.
Aspetta,
un dubbio,
e se quello vero fossi tu?
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RESPIRA
Respira,
particelle di ossigeno rarefatte si susseguono,
respira ancora, e ancora espira.
Paradossale è
l’affogare fuori dall’acqua.
Allora sforzati di respirare ancora ed ancora,
finché puoi o non puoi più,
anche se ormai...
(sospiro)…
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ANACONDA
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ANACONDA
Spire muscolose ti avvolgono,
ad ogni respiro la stretta è sempre più forte,
la cassa toracica avvolta, scricchiola, sotto la stretta,
smetti di lottare hai il destino segnato da un solo
risultato plausibile.
Smetti di lottare, respirare non farà altro che farti
agonizzare…
Non sei Il Don Chisciotte, lottare coi mulini a vento non ti
porterà a nulla,
solo ulteriore sofferenza nel tuo inevitabile.
Abbandonati
e lasciati spezzare.
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LUCE
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LUCE
Luminosa ed inquietante,
avanza verso di lei
seguila…
cammina anche se le gambe non ti reggono più.
Che strano,
mai ti saresti capacitato di questo strano cammino.
Avanza senza indugio
cammina, cammina ed ancora cammina…
Ma attento
cammina verso di lei al fine di esser accolto e confortato
da essa al tuo traguardo.
Stai ben attento al senso di marcia,
perché in caso ti confondessi
ed i tuoi passi si susseguissero nella direzione opposta,
dura da accettare sarebbe la sorpresa di un risveglio
inatteso,
per un cammino assai più arduo,
duro
e spesso senza premi per i vincitori.
La vita!
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RICORDA IL MIO NOME
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RICORDA IL MIO NOME
Ricorda il mio nome,
tienilo sempre bene a mente nel tempo
ti prego,
ricorda il mio nome.
Vedi, un giorno il mio ricordo si farà più labile
la mia immagine sbiadirà pian piano nella tua mente,
ed, anche il mio volto diverrà opaco ,
quasi annebbiato.
Ricorda il mio nome,
promettimelo per favore,
fai in modo che almeno quelle poche lettere che lo
compongono,
rimangano sempre ben impresse nella tua mente per i giorni a
venire.
Ricorda il mio nome,
fa si che io non sia come una scritta di grafite flebile che
col tempo, sbiadirà.
Come pronunciò il pelide, dammi modo di vivere in eterno,
nella storia,
la tua storia.
Ricorda il mio nome,
nel bene e nel male ricorda il tuo sangue,
chi è stato importante per te
con tutti i sui pregi e difetti,
con tutti i suoi sbagli e controsensi.
Ricorda il mio nome,
una sola cosa ti chiedo per tutto l’affetto che ti ho donato
so che per ciò che hai passato non posso pretendere,
ma….
non dimenticare almeno quello.
Ed io rimarrò sempre li accanto a te, in un piccolo limbo,
della tua mente o del tuo cuore ,
dove più ti aggrada.
Ricorda il mio nome …
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PAROLE NON DETTE
Ascoltami,
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PAROLE NON DETTE
Ascoltami,
non so perché non ti ho mai detto certe cose,
sinceramente, non ne ho idea.
Forse perché le davo per scontate,
forse perché sono uomo
e fra uomini si sa , i sentimenti non si esprimono.
Un uomo non piange
un uomo non dice
un uomo prova ma non si deve vedere.
Convizioni di altri tempi ed altre generazioni,
non saprei dirti con certezza…
Certamente so bene di averti causato sofferenze,
dubbi
incertezze
omissioni varie.
Ma non era voluto,
oppure, si , era voluto
è il fine che era diverso dal risultato.
Il risultato è averti portato a delle conclusioni sbagliate
fuorviate e sporcate dall’incomprensione.
Il fine, era il cercare di crescerti insensibile ai colpi della
vita
e quindi capace di non cadere quasi mai,
rialzandoti sempre.
Per i mezzi,
ed il cammino impervio nel quale tutto ciò si è palesato
beh…
scusami se puoi
anche se in fondo, credo che tu
l’abbia già fatto.
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FORSE NON SAI
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FORSE NON SAI
Forse non sai come sono tornato.
Forse non sai quanto
è stato arduo il mio viaggio.
Forse non sai cosa ha voluto dire la guerra a ventitré anni.
Forse non sai come mi sono ferito la gamba
e cosa cela quell’enorme cicatrice su di essa,
fisica e non.
Forse non sai della vita in un campo di lavoro tedesco per
prigionieri italiani.
Forse non sai cosa sia la vera fame.
Forse non sai cosa provai la prima volta che sparai,
la prima volta che mi trovai in prima linea,
e quando mi catturarono.
Forse non sai come mi sono sentito quando ebbi un nipote.
Forse non sai cosa ha voluto dire vederti davanti a me il
tuo primo istante,
ed il mio ultimo istante.
Forse non lo sai…
Perché?
Perché non ne parlammo mai.
Non ne parlammo mai,
perché non ce ne era bisogno.
Non c’era poi così tanto da dire o da capire,
semplicemente
c’eri!
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LO MEDIOEVALO
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LO MEDIOEVALO
Gaudio giorno,
lo borgo gremito di villici è in festa.
Mercanti, pulzelle e or anco borseggiatori e ladruncoli.
Lo castello gremito pare ancor più maestoso,
ma tu gentil pulzella
ti disperi.
Lo signore tuo scelse, IUS PRIME NOCTIS
mentre l’omo tuo non è poi cotanto contento
e probabilmente, fattosi l’alba t’attanaglierà il dubbio
che lo futuro marito tuo,
pulzella non più illibata non accolga e non mariti più.
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GUSCIO
GUSCIO
Conosco bene la differenza tra un guscio pieno ed uno vuoto,
questo è un guscio vuoto,
solo un guscio
un involucro,
non di noce ne di uovo o altro
ma pur sempre un guscio vuoto
ancora intonso.
Da qualche parte dovrai pur essere,
ciò che riempiva le tue membra ed i tuoi occhi,
da qualche parte sarà pur finito.
Non può essere solo
che si sia spento
tutto,
quella scintilla che avevi
ed ora non si vede
più.
La tua amina o non so cosa,
così la etichettiamo,
non so dove
ma certo è, da qualche parte in questo universo pur sarà.
Mi piace immaginarla così,
vagando qua e la fra il nulla
esattamente in quello spazio nero che vediamo fra una stella
e l’altra
in cerca della strada di casa ormai smarrita.
Il guscio ormai è vuoto da tempo
ma certo è che lassù
c’è qualcosa
o qualcuno in più.
Ogni tanto dai un occhio quaggiù
così giusto per vedere,
le crepe formate sul guscio ancora pieno
stuccate ormai
certo alla buona
ma tengono.
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MENESTRELLO
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MENESTRELLO
Di legno scadente costruito,
un liuto il menestrello suona ardito.
Messere due fiorini ed il vostro nome,
venite sentite, vi arpeggio una canzone.
Vestito da giullare dal re a lui va a cantare,
la triste sua giornata lui deve far svoltare.
Sia mai che al suo monarca lui possa non piacere,
perché se gira male lo fanno de-collare.
Ma tanto lui imperterrito continua ad arpeggiare,
soltanto con la musica a volte può mangiare.
Questa è la storia triste che vengo a raccontare
di un menestrello buffo che, ormai muto, l’ultima canzone mi dedicò.
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NEBBIA
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NEBBIA
Microgocce si poggiano sulle cose
e pervadono l’aria in ogni dove.
Tutto si fa bianco,
ovattato,
le percezioni barcollano,
brancolano,
le distanze si annullano in un atmosfera di sospensione
quasi soprannaturale.
Nel bianco totale ci si astrae dal dove,
dal tempo e dallo spazio.
Tutto si fa infinito,
in un’eterna
percorrenza dell’attimo perenne in una strada infinita.
Si può solo procedere o fermarsi
del percorso,
forse solo il sereno
potrà mostrare una meta.
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SIMBA
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SIMBA
Come un leone in gabbia,
mero trofeo da far ammirare ai rumorosi pargoli,
nervoso
rassegnato nel suo girare in tondo
lungo il perimetro delimitato
da fredde sbarre.
Lo sguardo spento,
di chi un tempo vivea libero,
ma
ormai rassegnato d’esser giullare criniera, fotografata.
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SCHIAVO
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SCHIAVO
Vacuo il cristallino
vuota e sbiadita la sclera,
annebbiato l’iride
fisso nel nulla lo sguardo titubante,
dalle frustate inferte tediato ed inerte.
Su ceppo di mondo genoflesso,
a prender sferzate di flagello infinito,
lo sguardo ne s’alza ne s’abbassa,
di sopportar tal pena
tempo e dolore non t’aiutan.
Solchi e cicatrici fan memoria
chi il fato di squarci e ferite
la schiena
ha fatto brandelli.
Lo sguardo ne s’alza ne s’abbassa
troppi colpi sono stati inferti,
neppur le piume spuntate dalle carni addietro
cambiare il tuo orizzonte hanno potuto.
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LONGINO
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LONGINO
Brandendo Longiniche lance
feriamo esposti costati,
incuranti delle profondità raggiunte
da punte affilate solcate.
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LA PESTE
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LA PESTE
Avulso veicolo di grigio vestito,
occhi rossi nella notte iniettati di sangue.
Piccolo mietitore inconsapevole
ti fai carico di tonnellate di anime,
popolazioni sfoltite, come spighe di grano maturo.
Tu sbadato ed inconsapevole,
vivi i tuoi giorni ignaro della causa di tutto ciò
e dei risultati da te scaturiti.
Un solo scopo ti pervade,
ingozzarti di ciò che puoi,
ingrassare,
riprodurti,
a scapito di chi?
Non importa [ non è un problema tuo ].
Gli ultimi potran solo annaspare ultimi
se da i primi, non potran
mai esser giunti.
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Resisti,
non scattare, maschera la situazione
ah … resisti, resisti resisti
ne va della tua vita.
Non capisce la gente, ah, tic
fraintende,
ok sono strano non si spiega il perché.
In passato avrei rischiato il rogo,
la storia ne è piena di roghi fraintesi,
ma ad oggi
ahhhhh …
un esorcismo è pur sempre umiliante.
Gente di paese, non capiscono
Ah, ah.. resisti
non scattare
non urlare
Ahhh …
Non stridere o contorcerti … ahhh
Resisti
No
Ah, scatto tic, ah.
Perché a me , scatto , tic
Ah
non resisto più
crisi …
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
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ALPEGGI
ASCENSIONE
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ALPEGGI
Flebile
la terra franata dalla montagna
mostra il fianco ferito,
quasi morso da enormi fauci di vento ed acqua.
Eroso dal tempo,
gocce pazienti scavano le tue carni,
fra metalli nobili, poveri
e radici di arbusti abusivi,
ormai condonati dalla natura delle cose.
Un pezzo alla volta,
una vallata alla volta,
mutevole trasformazione di crosta
ti innalzi al cielo
perdendo pezzi,
si,
sii, non crollando mai
del tutto.
_______________________________________________________________________________ASCENSIONE
Capita a volte,
di vedere particolari raggi di luce,
filtrare dalle nuvole verso terra.
Per quanto siano astratti
ma idealmente reali,
nonostante l’immensa lontananza
mi piace immaginarli come infinite autostrade per ascendere,
anche solo fosse sulle nuvole o oltre.
Sembrano immense scale mobili dorate,
come nei cartoni di una volta,
le quali
potrebbero terminare di fronte ad immense porte,
per chissà…
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EGO
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TRASCENDENZA
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MIGLIO VERDE
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EGO
Io sono!
Io sono stato.
Io sarò.
Addio
Io sono stato!
Io sono.
Io sarò.
A presto
Io sarò!
Io sono stato.
Io sono.
Ci rivedremo
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TRASCENDENZA
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MIGLIO VERDE
Sono un morto che cammina …
miglio verde, la mattina.
sono un morto che cammina
miglio verde s’avvicina.
Le vie tue, Signore, si dice sono infinite
Le mie … le ho finite.
Troppe vite, troppe,
troppe dipartite.
Sono un morto che cammina
non si può staccar la spina,
non mi fai staccar la spina,
cosa vuoi dalla mia spina?
Un giorno forse due chiacchiere faremo,
a singolar tenzone ci sfideremo,
una bella zuffa si farà,
e come in Siamo già Arrabbiati,
dopo …
birra e salsicce ci farem.
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